Chi si prende cura dell’altro vince sempre
Se non studi rimani un uomo cieco
Alì Ehsani
I ragazzi hanno grandi sogni.
Alì Ehsani, Francesco Casolo
Feltrinelli Editore
Una volta leggevo di più, ora il troppo lavoro non me lo permette. In questi giorni ho letto I ragazzi hanno grandi sogni: metà di sera e l’altra metà tutta d’un fiato, ieri mattina con una sola pausa alle 10.00 per il caffè.
Un libro appassionante e appassionato con i colori e i suoni di tutte le emozioni: paura, tristezza, rabbia e gioia.
Un racconto vero, dove la formula portante, credo sia la “relazione”. Nulla si può fare a questo mondo da soli, l’altro è indispensabile. Il grande problema è saper “curare” l’altro e non farlo andare via o perdere. Il protagonista del libro Alì ha un grande pregio: quello di saper cogliere la parte positiva dell’altro, ne trae insegnamento, la fa sua, non si fa scappare quelli che possono insegnargli cose buone per andare avanti e per non arrendersi: come se avesse una calamita incorporata.
Il coraggio, la testardaggine, l’impegno sono parole sempre presenti in questo racconto. Ma c’è qualcos’altro che ha guidato Alì in questo difficile e doloroso cammino: quelli che chiamiamo “valori” che non nascono con noi ma che qualcuno ci insegna con i comportamenti. Valori che Alì ha imparato dalla sua famiglia anche se persa troppo presto, a soli 8 anni. Valori che gli hanno insegnato a scegliere tra il bene e il male, a non mollare, a voler bene agli altri a impegnarsi sempre anche se i risultati non si raccolgono subito.
…”ma chi è Gesu?”
“Uno che pensava agli altri”
Ero rimasto un po’ a riflettere, poi finalmente avevo capito perché, anche se eravamo in quattro, i miei genitori a casa apparecchiavano sempre per una persona in più. Con un piatto, i bicchieri e le posate…
“ Chi viene?” chiedevo sempre io.
“Magari qualcuno ha fame e noi gli daremo qualcosa”
“Ma se non abbiamo niente…”
“Gli daremo quello che abbiamo noi”
“Ma siamo poveri”
“Smettila e mangia” …
Un bambino che ha visto fare questo ha imparato sulla pelle che l’altro esiste. Un bambino che ha avuto un’esperienza fraterna come quella di Alì ha imparato cosa significa volere il bene dell’altro.
Un ragazzo che stava per gettare all’aria tanti anni di sacrificio prendendo quel treno per la Germania, fermato in tempo dal suo amico, ha conferma che quando si vuole bene a qualcuno è necessario anche alzare la voce e perché no, se necessario dare uno schiaffo.
A voi ragazzi mi sento di rileggere questo passo:
Benchè Violeta abbia una famiglia caotica e un patrigno con cui a volte litiga, i suoi problemi e le sue preoccupazioni non sono neanche lontanamente paragonabili ai miei o a quelli di Ovidio o di Hassan. Non ha avuto una vita semplice ma delle scorte di energia e di amore che a noi mancano. Abituato alla durezza dei rapporti tra soli maschi al centro di accoglienza, a dover sempre reprimere i mei sentimenti per mostrarmi forte e non essere schiacciato, vivo la dolcezza del suo tono e dei suoi modi come un dono di cura e di attitudine.
E poi Roma è così bella quando si può camminare mano nella mano con la propria ragazza, di giorno con il sole, di sera nel silenzio, fingendo di essere in qualche film degli anni 60, quelle commedie italiane in bianco e nero che spesso vedevo la sera in televisione…
E ancora:
…” bene, bene, sono contento, Alì. Sei stato davvero bravo.”
“Perché?”
“perché ci hai creduto”
“A cosa?”
“ Ai sogni. Quelli grandi. Quelli che non devi mai smettere di fare”
A noi adulti, genitori, insegnanti, educatori direi: quante volte ci arrabbiamo perché offesi o forse colpiti da una frase di un collega o da una risposta che non ci piace di nostro figlio. Ma dovremmo ripetere più spesso la frase di Alì: faccio finta, guardo lontano, più in là…ci vuole pazienza…
Grazie Alì per avermi fatto credere ancora di più che i sogni sono la nostra stella cometa, senza una stella che ci illumina non è possibile costruire niente.
Sono mamma, psicologa e da poco responsabile di una Comunità per adolescenti. Negli ultimi mesi sono stati nostri ospiti 4 adolescenti senza sogni o meglio l’unico sogno che avevano era quello di avere soldi, che non è male, ma volevano averli senza lavorare e fare sacrifici. Uno di loro veniva dal Gambia, aveva una brutta storia: sulle sue braccia c’erano delle brutte cicatrici. Gli abbiamo dato la possibilità di lavorare presso un meccanico: brava persona che voleva veramente aiutarlo, ma Omar non voleva fare sacrifici. Me la ricordo ancora la sua affermazione quando una mattina andai a svegliarlo e lui dando pugni sul cuscino gridava: “questa vita di sacrifici non la voglio”. Omar doveva solo alzarsi al mattino alle 8.00 e andare a dare una mano nell’autofficina…tornava in Comunità e trovava il pranzo pronto. Omar non aveva sogni, viveva alla giornata alla ricerca di una canna da fumare… Prima con dolore, poi con serenità non gli abbiamo permesso di vivere sulle nostre spalle, credo che abbiamo voluto il suo bene non permettendogli di continuare a vivere senza sognare…Omar ora è tornato in carcere con la speranza che questa sua seconda carcerazione possa trasformarsi in un’opportunità per scegliere altro per sé.
Ragazzi è proprio come dice Alì: Niente è uguale.
…”Non è uguale studiare o non studiare,
rubare o non rubare
delinquere o non delinquere.
E anche se uno è partito indietro come me
Non è scritto da nessuna parte
Che debba arrivare per ultimo”.
Amina Bisogno