In memoria di…
Franco Fornari, psichiatra e psicoanalista, nato a Rivergato, Piacenza, nel 1921 e muore a Milano il 20 maggio del 1985.
Allievo di Cesare Musatti, presidente della Società Psicoanalitica Italiana dal 1974 al 1978, fu docente di Psicologia alle Università di Trento e di Milano. Le sue ricerche hanno contribuito a superare la rigida separazione tra psicologia e psicoanalisi, tra clinica e sperimentazione che a lungo ha caratterizzato la storia della psicologia in Italia. Si interessò specificamente del trattamento delle psicosi, ambito che lo portò in contatto con gli autori della scuola psicoanalitica inglese.
Fornari elaborò una teoria originale, l’analisi coinemica che partendo dal linguaggio, considera ogni attività umana basata su categorie affettive inconsce, comuni a tutti gli uomini perché filogeneticamente determinate: i coinemi (paragonabili alle preconcezioni di W. Bion). I coinemi, che sono il padre, la madre, il fratello, gli organi sessuali, il rapporto sessuale, la vita, la morte, nel loro insieme costituiscono un codice vivente finalizzato alla conservazione della vita.
“Quindi nell’uomo esiste sia la tendenza a produrre segni per trasformare e rendere rappresentabile qualcosa, sia la tendenza a negare la produzione di segni, negando la più attuale realtà”.
Il inguaggio coinemico è linguaggio affettivo, relazionale, corporeo.
Fornari indica col termine coinema le strutture elementari, le più piccole unità di significato degli affetti.
Essi sono a priori affettivi metastorici “competenze affettive innate comuni ad ogni uomo”. La parola è ricavata dal greco Koinos (“comune” e deriva da esso la parola “comunicazione”) è l’analogo sul piano affettivo del “fonema” sul piano linguistico.
Costruisce una psicoanalisi con una nuova antropologia: l’uomo è costituito dalle relazioni di parentela e dalla corporeità (nascita e morte).
Nel ristrutturare la teoria di Freud usa Klein, Bion, la psicologia dello sviluppo, l’antropologia, la filosofia, la linguistica: “capire gli affetti significa capire i legami tra le persone che stanno parlando, come creano quindi un legame di conoscenza e di affetti”.
Dalla teoria coinemica nascerà poi la teoria del codice affettivo.