Descrizione
In questo lavoro l’autore immagina di scrivere una lettera a Franco Basaglia, l’ideatore della legge 180 che ha permesso la chiusura dei manicomi in Italia. In essa è presente sia il rispetto verso chi ha dedicato la vita alla cura del malato mentale, sia la rabbia verso un modello di malattia mentale come semplice “problema sociale”, che contrariamente alle aspettative di Basaglia, sta riducendo la cura del malato mentale ad una “camicia di forza farmacologica” ricoperta da una “psicoriabilitazione intrattieni”. Tale prassi, creando cronicità, rinforza il pregiudizio della inguaribilità del malato mentale.
L’autore propone una psicoriabilitazione dal volto umano in cui: a. il farmaco diventa solo uno strumento momentaneo per aiutare il malato a prendere coscienza dei suoi problemi e il modo di affrontarli; b. il lavoro di risanamento del contesto familiare e sociale in cui vive il paziente resta indispensabile; c. la psicoterapia (individuale, di famiglia e di gruppo) assurge a luogo privilegiato per curare un modo di pensare, difetto base del malato mentale, che impedisce lo sviluppo di una sana soggettività ed intersoggettività.